Lucia Legnaro
Opera 1^ classificata
Gerico
Mia madre fu per me il sicomoro,
La sua fede mi alzò sulla folla,
Perché appaio piccola di statura.
Mi lavò la mente, pia e bella.
Io sono una strana ragazza, sempre
Ho minute parole nel mio cuore,
Un mistero adorabile nel ventre.
Quietamente cercavo cose care.
«Scendi, o piccola Zacchea, accesa
Nella luce». Mi piace la Sua voce.
Oggi la salvezza è in questa casa.
Vittorio Di Ruocco
Opera 2^ classificata
Siamo anime di carta nell’abisso
Dedicata ai trentatremilasettecentosettantuno
ebrei massacrati nel 1941, in soli due giorni,
dai nazisti nel fossato di Babij Jar (Kiev – Ucraina)
Siamo anime di carta nell’abisso,
nell’assoluto vuoto di parole
solo preghiere urlate senza voce.
Si spera che il Signore ci raccolga
da questa bolgia al centro dell’inferno
tra i demoni dagli occhi di metallo
e il fango mescolato al sangue vivo
che sgorga dalle nuche spalancate
dei miei fratelli sparsi tra le ossa.
L’alba non ha portato che tormento
e raggelanti urla di vendetta
piovuta all’improvviso su di noi
popolo stanco sparso per il mondo.
Croci uncinate ai bordi del cammino
che porta alla spianata del martirio,
è qui che trionfa il simbolo del male:
non c’è misericordia a Babij Jar.
Le raffiche di mitra sono falci,
mietono vite come mille spighe
da consegnare al pozzo dell’oblio.
La luce è una terribile speranza
da catturare come il desiderio
di dare fuoco al fuoco della vita,
come acqua che zampilla nel deserto
per non versare lacrime nel vento.
Si canta per scacciare la paura
di non lasciare tracce di memoria,
si canta per eludere il tormento
di arrendersi restando ancora vivi
al maledetto abbraccio della morte.
Tullio Mariani
Opera 3^ classificata
A mia figlia la rondine
È giunto il tempo, migra rondinella
vola, traversa il mare di avvenire
esplora i tuoi progetti, il tuo sentire
e i lidi a te segnati dalla stella.
Schiudi le ali ed ecco ti arrovella
l’ansia di vento vivo, di salire
a scolpire le nubi, ma al partire
guardati in cuore: ti sarà sorella
la traccia di quel mondo a cui ti unisce
un’eco antica di memorie e fiabe
dolci e dorate, e l’eco non svanisce
nell’aprire ai tuoi passi nuove strade.
Senza radici l’albero appassisce
spezzato il filo, l’aquilone cade.
Liliana Paisa
Opera 4^ classificata
Le parole nei cassetti
Prima della neve riempivo i cassetti
di foglie secche e di parole.
La casa profumava di quercia, di tigli e di silenzio.
Sognavo il loro cuore battente davanti al camino,
sulle finestre assopite.
In primavera i cassetti germogliavano,
con le foglie dentro, con le parole.
Oriella Pivato
Opera 5^ classificata
Intrecci di tempo
Aggrappati ai rami di un albero
non vi daremo il permesso
di prendervi il nostro tempo.
Nudi intrecci rivolti al cielo
saranno nuovi germogli vestiti di petali
nel verde di una chioma:
sollievo e ristoro quando tornerà l’estate.
Ci lasceremo andare fra mille foglie in volo,
in caldi messaggi a colori
nel sole e nel vento della quarta stagione.
Non toglierete l’audio al ronzio delle api,
la gioia a lievi ali di farfalla,
la piccola macchia accesa del pettirosso.
Non potrete vietare l’erba dei prati,
il profumo del gelsomino,
le folle di margherite o le onde dei narcisi.
Non ci chiuderete dietro uno schermo
cliccando la parola “fine” su sguardi e voci,
sulla musica e gli aromi,
sui sapori e gli abbracci.
Difenderemo i nostri sogni
da fredde applicazioni.
Torneremo a incontrarci,
ricordando i rami dell’albero
a cui ci siamo aggrappati
attingendo linfa con coraggio,
lieti di non aver perso per strada
l’essenza della nostra umanità.
Angelo Taioli
Opera 6^ classificata
«…per tutti quelli che come te aspettano
e non sanno che cosa».
(Lettera alla madre, Salvatore Quasimodo)
I graffiti di Affori
Se scendi all’ultima fermata
puoi sentirli sfarfallare… i piccoli
riordini di lettere che cambiano
l’arrivo, e lo sbuffo della valvola
dell’aria a spalancare l’irrompere
dei fiori e dei marmi monumentali
(negli occhi, ancora il verde cimitero
sotto la brina, i graffiti di Affori
a colorare la lebbra e la peste).
Ma la guida che attende all’entrata
ed avanza spiegando nella fama
del tempio, non sa come batte
la conchiglia sul cuore pellegrino
a riscoprire quella lingua
di sabbia e di mare ed il chiaro
strapiombo del miracolo. E le doglie
di sillabe scritte da sempre
sotto un mantello di pelle;
le stelle di piazza Navona
a tracciare ritorni
di profumi e di madre. (E tutta
la luce dei pomeriggi d’estate
passata sull’argine di un’attesa
senza nome, ad allagare
risaie di zagara e di eucalyptus.)
Non conosce i bisticci delle gazze
nel sale alla foce del fiume, il grido
dei morti nel buio il fischio e la fiamma
della lanterna colorata
del gallo che saluta alla stazione.
Armando Bettozzi
Opera 7^ classificata:
La goccia di perla (a Lisa)
Rimani.
Stanotte l’argento del firmamento
è tutto per te.
Per me tengo solo
la goccia di perla
che dal tuo viso è scesa per dire:
«Non farlo finire l’incanto»,
e che ancor calda ho riposto nel cuore.
Dario Marelli
Opera 8^ classificata
La meraviglia accade
La meraviglia accade. Senza preavviso,
in un giardino indifeso di sguardi sorpresi
e – inconsapevole – fiorisce primavere.
E al silenzio adagiato sul cuore
rimanda candore, senza chiedere niente.
La meraviglia accade. Semplicemente.
E quando accade sposta limiti e risposte.
Oltre i confini della gioia.
Francesco Zampieri
Opera 9^ classificata
Armistizio
11:00 11/11/2018
Quanto sollievo di stremata attesa,
quanto rimpianto e malsicura speme
vi diede questa notte di silenzio,
di fiamme e di bagliori ultima sera?
Quale colore s’invaghì del Sole
che al tramonto con ultimo baleno
su mai scolpite lapidi splendeva?
Per quanto s’è aspettato che una firma,
esile bava d’inchiostro rappreso,
fermasse la voragine di sangue
che nessun uomo volle né fermava?
Quel mondo di cui foste estremo raggio,
che salutò gli eredi suoi festante
guardandoli svanire nella bruma,
morì fra quelle nuvole e quel fango.
I pochi che tornaron dalle fosse,
resi muti da mura di fragore,
vagavano stranieri per le strade
che avevano da sempre conosciuto;
fantasmi di futuri già passati.
Ma ancora questa notte s’aspettava
che un’epoca finisse di bruciare.
E poi quell’undicesimo mattino
dissolse come un rantolo la voce
degli ultimi rintocchi di cannone,
dell’ultime risate di mitraglia,
dell’ultimo squillare di fucile.
Più denso del silenzio, come un vento,
il sordido ruggito allora sorse
d’effimero esultar dai monti al mare.
Presto si spense allo sfumar del giorno
l’eco di popoli e città sfinite,
mentre sui vetri grondava tramonto.
Lucianamaria Curti
Opera 10^ classificata
La fatica dell’andare
Nessuna nuova sale dal profondo.
Solo un gran fiato si espande
da ogni filo d’erba,
dai rami che esplodono di vita.
Da queste crepe nel cemento
striscia
la fatica dell’andare.
Un passo dopo l’altro,
senza sapere dove,
stesso sguardo nel cuore,
nel perché di queste radici che, misteriose,
bucano l’asfalto.
Chiaro il richiamo della terra.
Le nuvole sorridono,
delicate protettrici della mia debolezza,
di questo faticoso respiro
che, come un soffio se ne va,
silenzioso e breve.
Hebe Munoz
Opera Vincitrice del ventunesimo Trofeo Donna
Sono fatta di tempo
Sono fatta di tempo
di sguardi fissi sul mondo
di innumerevoli ricordi
di ore che trascorrono
tra un pensiero e una poesia
Tempo in apnea
nelle profondità buie di un grido sommerso
snodato nella gola di Aion
Sono fatta di tempo
Ho trovato la prova di questo
accovacciata nel grembo di un sorriso
a scatti sequenziali della memoria
Sono fatta di tempo
di ore vuote
sbadigli di sogni
di ore piene come un bacio mare
di ore attesa
come l’alba spero il giorno
Sono fatta di tempo
raccontato a singhiozzi
dalla voce del dolore
una volta chiuso il sipario
senza applausi per riempire il silenzio
Tempo sono
che vola basso
che passa lento
colato tra le mani della pazienza
Tempo aggrappato
alle certezze sanguinanti
pur essendo vestito di paura
Sono
un insieme
di tempo con e anche diviso
Porto in me
il tempo tunnel
l’instancabile corsa
verso la Luce